giovedì 28 febbraio 2008
Abbiamo scelto di essere di parte
Cara compagna, caro compagno,
Cara amica, caro amico,
Abbiamo scelto di essere di parte.
Il percorso che abbiamo avviato con La Sinistra L’Arcobaleno risponde a un bisogno diffuso, in Italia e in Europa, in cui grandi disuguaglianze sociali si accompagnano a interrogativi di fondo sul futuro individuale e collettivo di tutti noi.
Oggi sono in gioco, non solo le conquiste sociali dei lavoratori, delle donne, del movimento pacifista ed ecologista, nati dalla vittoria sul nazifascismo, ma anche il diritto al lavoro e all’auto-organizzazione per la difesa dei propri diritti.
I bassi salari, la diffusione della precarietà, l’incertezza della vita, la crisi della coesione sociale si propongono come conseguenze della ristrutturazione capitalistica mondiale.
Alla precarietà, non solo come disagio sociale, ma come condizione culturale ed esistenziale, si sommano le paure e le insicurezze dettate dalle inquietudini legate all’ambiente e al clima.
Il rischio al quale si trovano di fronte il nostro paese e l’Europa, se non si inverte la tendenza in atto, è quello di sacrificare una intera generazione, costringendola a pagare tutti i costi di una crisi profonda, nelle sue fondamenta sociali e politiche.
Inoltre, la subordinazione del sistema politico agli interessi dei mercati finanziari e dei poteri economici capitalisti, la concentrazione dei poteri, la personalizzazione della politica rimettono in discussione l’organizzazione tradizionale della società civile.
Lo stesso percorso del PD e del tentativo in atto di imporre un sistema bi-partitico, perseguito con grande determinazione dai due soggetti interessati – PD e PDL – ci parlano esattamente di questo.
Della scelta di considerare la libera impresa come un vero e proprio paradigma, un modello da seguire, per l’intera organizzazione dell’economia e della società.
In questa direzione vanno letti la rimessa in discussione dell’articolo 18, i falsi discorsi sulla meritocrazia, il rilancio di vecchie soluzioni e delle grandi opere, sotto le vesti "dell’ambientalismo del fare", per affrontare problemi come i rifiuti o l’energia. La presunta neutralità di questo paradigma tende così a sostituirsi alla politica o ad asservirla ai propri fini. La politica rischia così di essere condannata all’inutilità.
Per queste ragioni, la Sinistra, l’Arcobaleno non vuole essere sono un cartello elettorale, ma ha l’ambizione progettuale di rispondere al bisogno di politica come rappresentanza sociale in quanto tale, e allo stesso tempo come spazio pubblico nel quale ritessere rapporti e relazioni umane, in un mondo che tende a relegarci sempre più alle solitudini e alle paure, di chi non riesce più ad immaginarsi proiettato nel futuro.
E’ per questo che c’è bisogno di tutti. Ed è importante che ognuno porti con sé la propria storia, la propria umanità, la propria condizione sociale e professionale, per contribuire a individuare nuove strategie, nuove pratiche, superando anche quelle diffidenze o resistenze, o anche legittime preoccupazioni di essere chiamati a mettere da parte i propri simboli, per riconoscersi in una nuova impresa collettiva.
Non chiediamo deleghe, ma partecipazione e protagonismo, a ognuna e ognuno partendo da sé, nei luoghi di lavoro, di studio, dalle proprie condizioni di vita.
La Sinistra e L’Arcobaleno sarà importante non solo per decidere quanti compagne e compagni siederanno in parlamento, ma per far vivere un progetto politico culturale in una società in cui: i migranti e le loro storie siano considerati un valore, le donne siano davvero libere di scegliere di avere o non avere un figlio, il lavoro operaio sia socialmente riconosciuto, lo Stato sia effettivamente laico e perciò non "detti legge", ma riconosca strumenti e opportunità a ognuno e ognuna per decidere i propri affetti, la sessualità, modalità di vita
Ti chiediamo di darci una mano, di fare quello che è nelle tue possibilità per costruire la Sinistra del domani.
Domenica 2 marzo alle ore 10 cominciamo intanto ad incontrarci a Roma, all’Ambra Jovinelli, via Guglielmo Pepe, 41.
Ti aspetto. Un grande abbraccio.
Fausto Bertinotti
sabato 23 febbraio 2008
La carta programmatica de "la Sinistra l'Arcobaleno"
più diritti, più libertà, più ambiente, più solidarietà
Le forze politiche Verdi, PdCI, SD e PRC e le oltre 70 associazioni costituenti hanno voluto aggiungere al termine “sinistra” l’aggettivo/sostantivo “arcobaleno” per alludere con più forza e determinazione alla pluralità di uno spaccato significativo della società che continua a non volersi rassegnare ad un modello di sviluppo neo-liberista che crea disuguaglianze, ingiustizie sociali, violenta l’ambiente in nome di un “dio danaro” funzionale solo a pochi a scapito dei molti. Questo spaccato della società vuole una Sinistra che intende dare risposte alle esigenze e ai diritti dei soggetti sociali, contrapponendosi al pensiero unico della globalizzazione e alle conseguenti politiche escludenti fondate sull’egoismo sociale, la oppressione del più forte e la guerra, perché “un altro mondo è possibile”.
La provincia di Caserta è ancora attraversata da grandi fenomeni di degrado civile, urbano e ambientale e da inquietanti fenomeni di integrazione tra politica e criminalità e lo scontro con le destre non è una semplice battaglia programmatica, ma riguarda la stessa agibilità democratica. E' una battaglia necessaria e che dunque deve continuare, attraversando, però, il necessario e profondo chiarimento con i nostri alleati di centro sinistra ed in particolare con il PD. Questo partito ha fatto a livello nazionale la scelta unilaterale di rompere a sinistra, proprio quando nel Governo Prodi si incominciava finalmente a decidere sul risarcimento sociale; e a livello locale stenta ad assumere i connotati definitivi di partito e ad affrontare i drammatici problemi che abbiamo di fronte, a partire dalla soluzione al dramma dei rifiuti.
E' urgente rilanciare i temi del programma sottoscritto a suo tempo e una nuova dimensione del “fare” e del “fare bene”. E' però possibile rilanciare l’azione politica provinciale a patto che le decisioni siano tempestive e determinate, così da consentire lo sviluppo di una lunga e potente iniziativa politica. Si può continuare insieme, a condizione che il progetto programmatico e la nostra spinta politica esprimano una reale alternativa allo status quo, in grado di comprendere fino in fondo le esigenze e le richieste che vengono dalla società, e di riportare alla partecipazione quella grande massa di esclusi e insoddisfatti. Si può continuare insieme, se si riassume il senso morale del fare politica, dell’etica pubblica. Si può continuare insieme, infine, se vi sarà un grande e reale protagonismo politico dei variegati movimenti che attraversano la società.
Riteniamo per questo che i movimenti e le diverse espressioni della società civile che intendono aderire ad un progetto di alternativa, alla battaglia contro la americanizzazione della società italiana, per una rappresentanza autonoma della sinistra e degli ecologisti, debbano essere coinvolte fin dall’inizio e a pieno titolo nel percorso di definizione del profilo programmatico. Ma la partecipazione alla discussione e alle decisioni politiche e programmatiche non può essere separata da una precisa scelta di campo generale e dalla contestuale mobilitazione contro questo cinico disegno di eliminare la Sinistra, che passa dentro la vicenda elettorale ma anche dentro i territori, nelle vertenze sul lavoro e sull’ambiente. E a partire dai territori intendiamo aprire “gli atelier del futuro”, luoghi di elaborazione culturale prima ancora che politica, momenti di partecipazione per costruire un programma condiviso che sappia indicare con chiarezza le priorità e i punti di svolta proposti rispetto alla situazione attuale.
La carta programmatica della sinistra arcobaleno
più diritti, più libertà, più ambiente, più solidarietà
La battaglia per la pace fondata su un nuovo ordine mondiale non può che partire, in Italia, dal rispetto del dettato costituzionale, e quindi dal ritiro dei militari italiani anche dalla missione in Afghanistan. Con il Governo Prodi abbiamo segnato un primo passo in direzione di una politica estera non subordinata e accondiscendente alla guerra “preventiva” e unilaterale imposta da Bush, e abbiamo cominciato a disegnare una strada nuova che ha avuto nel ritiro dall’Iraq il punto di partenza. Dobbiamo procedere con più forza e determinazione e uscire subito anche dall’Afghanistan, per lavorare alla pace così come ci viene dettato dall’art. 11 della nostra Costituzione.
Per i diritti delle donne, per i diritti delle bambine e dei bambini, per i diritti di tutti. Per riaffermare la battaglia per la laicità dello Stato.
La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive. Le libertà possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile. Uno Stato laico riconosce le forme di vita e gli orientamenti sessuali di tutte e di tutti. Si regge sul rispetto di tutti i sistemi di idee, di tutte le concezioni religiose, di tutte le visioni del mondo. Combatte l’omofobia e il maschilismo. Assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali e istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti.
Oggi è, più che mai, necessario valorizzare il senso profondo della rivoluzione più lunga e incompiuta, quella femminista, in cui il corpo di donna è diventato protagonista ed ha arricchito in maniera determinante il pensare e l’agire per l’alternativa di società.
Un senso che va rivendicato proprio oggi, in un momento in cui le conquiste delle donne sono pericolosamente aggredite, e dentro un dibattito in cui per costruire l’altro mondo possibile è determinante il contributo di un pensiero critico femminista forte, di una parola di donna urlata contro il patriarcato e il nuovo ordine globale. L'intreccio tra il capitalismo e il patriarcato si esprime oggi in forme inedite, che devono essere analizzate alla luce delle trasformazioni intervenute nel corso del Novecento, a cominciare da quella straordinaria rivoluzione delle donne che ha lasciato un segno su tutto. Un segno forte e duraturo, nonostante i molti tentativi di restaurazione misogina oggi in atto in tutti i Paesi del mondo e nonostante la persistenza di forme odiose ed estreme d'oppressione e sfruttamento delle donne. Un segno da cui partire per ridare significato alla politica. Nei processi della globalizzazione neo-liberista, caratterizzati dal ritorno della guerra, dalla militarizzazione dei territori, delle culture e delle menti, dall'ossessiva volontà di erigere nuovi muri contro ogni diversità, dalle rinnovate forme di un infinito e devastante saccheggio del pianeta, le donne, con la loro stessa esistenza quotidiana, portano alla luce le contraddizioni essenziali tra le scelte del capitalismo globale e i bisogni primari e fondamentali dell'umanità. Le donne mettono al mondo e curano quei corpi che la globalizzazione destina ogni giorno di più ad un mondo e ad un domani senza futuro. La contraddizione di genere, che informa le relazioni tra uomini e donne, offre chiavi d'interpretazione fondamentali per capire i problemi della contemporaneità. Il conflitto di genere, se attivato consapevolmente e responsabilmente, modifica alla radice il modo di pensare e agire il cambiamento. La politica ne ha, davvero, un bisogno sostanziale.
Non basta limitarsi a dire che la legge 194 non si tocca.
Pretendiamo che non si metta a rischio l'autodeterminazione delle donne, faticosamente conquistata: il nostro diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze. Pretendiamo che ci venga garantito, nonostante l'obiezione di coscienza, di esercitare il nostro diritto. Va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva (RU 486), perché a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; va reso semplice e veloce l'accesso alla pillola del giorno dopo, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie; va introdotto l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dalle elementari; vanno realizzati programmi culturali e sociali di sostegno alle donne immigrate, e rafforzate le norme e i servizi a tutela della maternità (nel quadro di una politica capace di sradicare la piaga della precarietà del lavoro). Vogliamo più consultori nella nostra provincia e più garanzia al loro buon funzionamento.
Vogliamo che sia garantito il diritto delle bambine e dei bambini ad un armonico e positivo sviluppo delle proprie capacità, vogliamo che a tutti i bambini venga garantita la migliore formazione cognitiva ed emozionale possibile: vogliamo asili nido pubblici per tutte e per tutti.
Vogliamo che lo spazio sociale liberato da questi luoghi diventi a sua volta il luogo della crescita delle donne nel mondo del lavoro, perché la libertà e l’autodeterminazione passano attraverso l’emancipazione economica.
E poi ci sono i tempi delle donne e quelli della politica che non coincidono mai. Vogliamo che lo “scandalo” delle donne che discutono e decidono in politica diventi utile allo sviluppo dell’iniziativa per una democrazia paritaria e realmente antipatriarcale. Lanciamo un appello per la istituzione, in ogni comune della provincia, di una commissione pari opportunità e per la messa in rete delle esperienze istituzionali di democrazia di genere che via via si compiono nelle diverse realtà.
Promuoviamo liste elettorali in cui sia garantita la pari presenza dei generi (50 e 50) soprattutto nelle posizioni eleggibili. Promuoviamo le donne negli organi esecutivi e di rappresentanza istituzionale per un più efficace sviluppo delle tematiche femminili e per la tutela dei diritti di tutte e di tutti.
Occorre acquisire il concetto di limite dello sviluppo, di armonia tra consumi e risorse, di superamento della crescita quantitativa per rilanciare la qualità dei consumi e l’etica della scelte. La difesa dell’ambiente e del territorio sono essenziali per disegnare una strategia di sviluppo autocentrato, che faccia forza sulle risorse naturali - con la promozione delle tipicità locali e delle produzioni biologiche - e sulle risorse umane - con la valorizzazione della ricerca soprattutto nel campo agro-alimentare, in quello delle tecnologie di monitoraggio e difesa del territorio ed in quello della nuova frontiera della bionica, per migliorare le condizioni di vita dei singoli. In questi settori potrebbero essere diretti, anche parzialmente, gli sforzi per riconvertire le attività delle industrie della meccanica leggera e delle telecomunicazioni della nostra provincia. Ripopolare le zone interne con allevamenti autoctoni – pensiamo al bovino matesino, al maiale nero casertano – significa riproporre la tipicità innanzitutto come alimentazione naturale, ma significa anche rispondere ed intervenire in modo adatto (allevamenti semibradi) alle malattie che hanno investito e continuano ad investire gli allevamenti di altre parti d’Italia e d’Europa. Bisogna altresì impegnarsi nella individuazione, nello studio e nello sviluppo delle biodiversità del territorio e della loro tutela. Il recupero degli scrigni di cultura, intendendo per tali le ricchezze artistiche ed archeologiche di Aversa, Capua, Sessa Aurunca, Santa Maria Capua Vetere, Maddaloni, l’Area Atellana devono essere restituite ai loro antichi splendori. Il territorio casertano e le sue ricchezze ancora in buona parte da scoprire e valorizzare devono entrare a pieno titolo nei tour della cultura internazionale.
La tutela della salute e dell’ambiente devono diventare un vincolo generale delle politiche economiche, industriali e delle infrastrutture. Alcuni beni dell’umanità non possono diventare merci e vanno garantiti a tutti gli esseri umani (acqua e patrimonio genetico prima di tutto). Saremo sempre impegnati nella battaglia contro la privatizzazione dei beni essenziali dell’umanità. La decontaminazione del territorio è un imperativo imprescindibile. Non c’è posto della provincia di Caserta dove potenzialmente sia nascosta o agisca una fonte d’inquinamento, sia essa derivante dai comportamenti illeciti endogeni che conseguente ai veleni trasportati da tutte le regioni d’Italia in quella che è diventata a detta di organizzazioni ed organismi finanche istituzionali o paraistituzionali la pattumiera d’Italia. La difesa del paesaggio significa subito dal lato “mare” lotta all’inquinamento del litorale e recupero della balneazione, con il rafforzamento delle strutture di depurazione e il risanamento dei fiumi, e, dal lato monti, blocco e recupero ambientale rapido delle cave incredibilmente aperte in tutti i nostri monti. Ma significa anche valorizzazione dei percorsi turistici minori o alternativi, sui quali la provincia potrebbe impegnarsi in maniera decisiva e valorizzazione dei centri storici, nei quali bisogna incentivare una politica di limitazione forte del traffico e di incentivazione di parcheggi esterni serviti da navette del trasporto pubblico. Difesa del paesaggio significa inoltre continuare a sostenere il progetto di riconversione ambientale e produttiva dei monti Tifatini, per la definitiva cessazione delle attività estrattive e la trasformazione dell’intera area martoriata in “parco urbano dei monti Tifatini” affinché sia recuperata nel tempo una configurazione paesaggistica ed una funzione sociale e ambientale delle colline. Bisogna lavorare alle bonifiche e al disinquinamento dell’intero territorio casertano.
Democrazia e partecipazione sono le condizioni senza le quali i diritti individuali e collettivi non possono affermarsi. Per questo è necessario difendere l’indipendenza della magistratura, il pluralismo dell’informazione e l’indipendenza del servizio pubblico, nonché sviluppare la pratica della partecipazione. Per l’ennesima volta non è stata varata una legge organica sul conflitto d’interessi per chi intende ricoprire o ricopra cariche pubbliche e il ridisegno del sistema radiotelevisivo. In questo il PD ha enormi responsabilità e, col rischio della grande coalizione, è presupponibile che non si faranno mai più se non c’è una sinistra attenta e battagliera. Occorre aumentare la partecipazione democratica senza sbarramenti e restrizioni della possibilità stessa di partecipazione: il pluralismo politico è un valore che non deve subire limitazioni. Purtroppo si andrà al voto con lo stesso sistema elettorale voluto dal governo delle destre che non garantisce la possibilità di partecipazione dei cittadini alla scelta dei candidati e degli eletti. In più c’è il rischio della riforma bipartitica che vuole emarginare pezzi significativi della società. Bisognerà valorizzare le istanze non delegate di democrazia diretta (comitati, movimenti, associazioni) anche per affrontare il cuore dei problemi che abbiamo di fronte: il disastro rifiuti, con il fallimento ormai sotto gli occhi di tutti e il problema dello sviluppo economico e della missione produttiva di questa provincia e delle sue diverse aree.
Occorre reinventare il pubblico come servizio di qualità per tutti i cittadini e le cittadine nonché difendere in modo intransigente lo stato sociale, il patrimonio ambientale e artistico, la formazione e la ricerca pubblica. Vanno ripensate quelle privatizzazioni e liberalizzazioni che non garantiscono quei servizi essenziali per garantire i quali era nato l’intervento pubblico o che producono gravi rischi in settori strategici dell’economia senza apportare benefici per i cittadini.
Va sostenuto il diritto all’autorganizzazione e al godimento di spazi pubblici da parte di movimenti, associazioni, gruppi per garantire il diritto di aggregazione, espressione e socialità, contro la militarizzazione del territorio. Non bisogna abbassare la guardia sulla battaglia contro la destinazione privata e speculativa dell’area Macrico a Caserta, per la realizzazione del parco urbano e per la salvaguardia degli spazi “pubblici” e “comuni”.
Una diversa politica sull’immigrazione non potrà semplicemente riprendere le mosse da quanto accaduto nella legislatura passata e nell’incapacità di cancellare la Bossi-Fini. Più in generale, l’immigrazione non deve più essere considerata come tema di ordine pubblico, ma ha bisogno di politiche intelligenti di integrazione e lotta a chi delinque, rimuovendo esattamente quelle condizioni che lo consentono. Gli immigrati continuano ad essere doppiamente sfruttati, sul lavoro e dalla malavita organizzata, che approfitta della loro condizione di disperazione. Ciò che non si è fatto a livello nazionale bisognerà farlo sul piano locale intervenendo sulle problematiche specifiche dei degli immigrati (trasporti, casa, diritto di cittadinanza).
La disoccupazione, in particolare quella giovanile e femminile, la precarietà, le morti bianche, il lavoro privo di tutele e diritti, sono i punti di attacco della nostra politica economica. Bisogna superare tutte quelle forme di lavoro che non garantiscono né un reddito sufficiente a vivere né la maturazione di una pensione. In particolare quelle flessibilità subite e non liberamente scelte. L’introduzione di tutele nel mercato del lavoro non va contrapposta ai diritti nel lavoro. Si deve ampliare l’area del lavoro tutelato dall’articolo 18 della legge 300. L’articolo 39 della Costituzione va applicato attraverso una legge che impedisca alle controparti dei lavoratori di scegliersi gli interlocutori sindacali coi quali trattare e sottoscrivere i contratti. Il consenso dei lavoratori deve essere vincolante per la sottoscrizione degli accordi. Anche sul piano locale, le agenzie del lavoro non saranno un competitore pubblico del nuovo caporalato delle agenzie private, ma soggetti alternativi per metodo ed obiettivo. Dentro un quadro di nuova missione produttiva esse costituiranno l’impalcatura operativa di un progetto di orientamento e formazione dei giovani e di recupero delle risorse umane sprecate: dovranno fungere da terminali attivi per la determinazione dei percorsi concreti e finanziati di formazione continua e di sostegno al reddito - anche attraverso forme di gratuità dello studio e dei trasporti - oltre che di reale ricerca dello sbocco lavorativo e costituiranno una rete per il controllo sul territorio sul piano della lotta al lavoro nero, specialmente nel settore dell’edilizia e dell’agricoltura. Bisogna elaborare un vero e proprio piano straordinario di lotta alla disoccupazione.
La spesa sociale deve evolvere verso la media europea, con particolare attenzione ai disoccupati, ai non autosufficienti, ai poveri e per garantire l’accesso alla formazione. Il prelievo fiscale deve basarsi sulla progressività. Deve riequilibrarsi la distribuzione dei redditi; devono crescere retribuzioni e pensioni e deve ridursi il gigantesco trasferimento alle rendite. In tale contesto il recupero salariale assume valore centrale e vitale. Se si vuole rimettere in moto l’economia e dare dignità a chi è stato penalizzato in tutti questi anni bisogna aumentare in modo consistente la capacità d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per un rilancio dell’economia provinciale bisogna essere in grado di costruire una ipotesi industriale. I distretti industriali mostrano la corda della crisi di sistema. L’apparato produttivo della provincia deve rinnovarsi: alcuni settori sono definitivamente superati e non potranno assolutamente competere con le produzioni dei paesi emergenti. Paradossalmente nell’epoca di “maggiore splendore” del privato emerge tutta la pochezza ed il completo fallimento dell’espulsione del pubblico. La presenza pubblica deve ritornare al centro della iniziativa. Chimica farmaceutica, aerospaziale, elettronica civile: ecco i settori che possono e devono trovare proposte d’insediamento sul territorio casertano.
Il fallimento del piano dei rifiuti è sotto gli occhi di tutti. Dopo 14 anni di commissariamento non si è fatto alcun passo in avanti sul terreno della riduzione, della raccolta differenziata e del riciclaggio, condizione essenziale per un equilibrato ciclo integrato dei rifiuti che ci porti fuori dall’emergenza e risolva definitivamente il problema. L’emergenza non è solo ambientale ma anche politico-sociale e non vi è stato alcun tentativo di praticare forme di democrazia per definire linee e localizzazioni degli impianti. La mancanza di coinvolgimento e di partecipazione nelle scelte è caratteristica essenziale e determinante della attuale crisi. Per affrontare il problema dei rifiuti bisogna essere in grado di modificare modelli di consumo e stili di vita: si tratta di ridurre i rifiuti, favorendo il riuso; di sviluppare il riciclaggio, per valorizzare i residui dei consumi; di ripartire equamente dal punto di vista territoriale il carico di impatto ambientale, uscendo finalmente dal commissariamento e restituendo alle province la potestà in materia, lasciando alla regione il ruolo di coordinamento generale. Su questa base riteniamo possibile avanzare 4 proposte per un contro-piano dei rifiuti:
- riduzione dei rifiuti a monte attraverso una forte tassazione disincentivante degli imballi da consumo (bottiglie e contenitori di plastica usa e getta) e l’incentivazione diretta e indiretta del sistema “vuoto a rendere”;
- intensa attività di raccolta differenziata resa possibile dalla riduzione dei rifiuti, con il sistema “porta a porta” e attraverso una impostazione premiale e incentivante dei contributi da parte della regione alle amministrazioni comunali che raggiungono gli obiettivi di raccolta differenziata;
- realizzazione di un sistema integrato di riciclaggio (carta, vetro, plastica, metalli, verde e umido) che abbia una articolazione provinciale ed un controllo generale da parte della regione;
- conferimento del residuo indifferenziato secco in impianti di piccole dimensioni, diffusi sul territorio, con impatti ambientali sopportabili e l’assenso della popolazione.
Il tema del piano di coordinamento territoriale è centrale. Esso riguarda l’ambiente, la difesa del territorio ed il suo risanamento, la localizzazione dei siti per lo smaltimento dei rifiuti, l’intervento strutturale sui grandi mali che affliggono la provincia, a cominciare dalla diossina. Ma riguarda anche il tema della casa, del diritto delle popolazioni ad avere un proprio spazio decente di vita. In questo senso è uno strumento che promuove ed incentiva politiche attive per il diritto alla casa, sia quando si tratta di interventi per la realizzazione di case popolari pubbliche, soprattutto quando queste vengono ricavate dal patrimonio edilizio abbandonato dei centri storici, senza dunque creare ghetti dormitorio nelle periferie, che quando si tratta della promozione di aree in cui è possibile anche per il monoreddito aspirare ad una casa di proprietà, attraverso le cooperative edilizie e i finanziamenti regionali. II PTCP della Provincia di Caserta è un punto di partenza per sviluppare l'idea forza della divisione del territorio in macroaree omogenee (7 Sistemi Territoriali di Sviluppo), portatrici di diverse identità e culture, in modo da raggiungere più facilmente una serie di obiettivi:
- non un metro cubo in più di costruito ma processo di alleggerimento della pressione antropica in particolare della fascia costiera e dell'area aversana;
- razionalizzazione del processo di "consumo" del territorio derivante da nuovi insediamenti di aree industriali, aree PIP, nuovi ipermercati, che avvengono peraltro attraverso lo strumento delle conferenze di servizio che sfuggono ad una corretta programmazione e pianificazione urbanistica;
- identificazione di ulteriori aree a vocazione parco e quindi meritevoli di tutela intelligente, intesa in senso attivo e non di mera conservazione o addirittura ingessamento del territorio;
- identificazione delle aree ad esclusiva o prevalente vocazione agricola;
- gestione parallela di alcuni strumenti di programmazione territoriale e marina come il Piano della portualità, i Piani integrati territoriali, i Patti territoriali, le riserve marine.
A Caserta presentato il simbolo e i temi della campagna elettorale de la Sinistra, l'Arcobaleno
Le onde dell'arcobaleno e sopra il riferimento politico alla Sinistra. Che è il riferimento ai valori della libertà, della eguaglianza, della solidarietà, della giustizia sociale. Il simbolo presentato da verdi, rifondazione, sinistra democratica e comunisti italiani rappresenta plasticamente il tentativo in corso: la "Sinistra-l'Arcobaleno" non solo chiede voti, decisivi perché ci sia un'opposizione in questo paese, ma prova a ridisegnarsi. Prova a costruire un nuovo soggetto: unitario, plurale. Tenta appunto di costruire una nuova comunità. “E si può fare, sapendo che questo arcipelago che ha l'ambizione di costruire un'altra società non farà sconti quanto dovrà valutare il lavoro fatto”.
Con noi, nelle nostre liste, nei nostri programmi le storie degli immigrati, la grande delusione per un governo che non è riuscito ad abolire la Bossi-Fini. E la richiesta che questo governo, prima di chiudere definitivamente i battenti, modifichi la legge sui permessi e sull'asilo; con noi le storie delle precarie e dei precari, delle disoccupate e dei disoccupati, e della discriminazione infinita quando sei giovane, sei donna, sei meridionale. E della necessità che questa realtà sia rappresentata in politica. Con noi per i diritti di tutti, a partire da quelli degli omosessuali: dopo il "nulla" di questi due anni, c'è bisogno che la sinistra scelga con chiarezza da che parte stare. Con noi, le lotte delle comunità che difendono il proprio territorio, il proprio diritto alla salute. Con noi il coraggio di contrapporsi alla camorra e alla mafia, sfidando apertamente il dominio del capitale criminale e della logica spietata del profitto.
Di fronte alla caduta del governo Prodi sarebbe stato semplice, ma inutile dividersi ognuno nella propria orgogliosa identità, con il dito puntato tra di noi. E invece il dito abbiamo fatto bene a puntarlo insieme su chi ha causato l'interruzione dell'azione di Governo: non solo i centristi, ma la stessa strategia del partito democratico, che ha scavato la fossa all'Unione proprio nel momento in cui si cominciava a parlare di risarcimento sociale e di diritti. E abbiamo fatto bene a tentare questo percorso di unità perché se è vero che la decisione unilaterale del PD di rompere a sinistra e di imbarcare la summa delle culture giustizialiste e liberiste costituisce una minaccia perché rafforza, a prescindere, come direbbe Totò, le idee della destra, e anche una opportunità perché finalmente la sinistra può rappresentare autonomamente gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti, delle donne, delle comunità in lotta per la difesa del territorio. Oggi cominciamo anche a Caserta a mettere in campo le nostre proposte sulla precarietà, sul lavoro, sull'ambiente, sui diritti. Finalmente possiamo essere "di sinistra, liberamente".
Le diversità che pure esistono tra di noi, possono essere una risorsa se le riconosciamo dentro un unica comunità. Perché sotto questo cielo c'è molta più sinistra di quanto non sia visibile nell'attuale politica.
Una sinistra diffusa, sotterranea che pone domande. Che riguardano l'immediato - cosa fare ora, come costruire, ampliare consensi alla "Sinistra-l'Arcobaleno" - ma che riguardano anche il dopo elezioni. Il «come costruire un futuro» alla sinistra. Come costruire, insomma, il nuovo soggetto unitario e plurale.
Dobbiamo tornare in sintonia, in connessione sentimentale col nostro popolo: e questo significa avere innanzitutto capacità di ascolto. Significa che la partecipazione non può diventare un optional per la nuova sinistra, deve diventare il suo modo d'essere. Solo insieme alle persone, ai movimenti, solo insieme a chi non si rassegna al mondo così com'è, si può cominciare a disegnare un'alternativa di società.
Sappiamo che il partito democratico non è uguale in tutto al popolo delle libertà. C'è una destra, iperliberista, che disegna un modello fondato sull'esclusione, sulla disuguaglianza. Il piddì ne accetta le premesse - il modello è questo e non si discute - e si limita a provare ad attenuarne gli effetti. Provando solo ad includere qualcuno e qualcosa. Ma è comunque l'intera filosofia dei democratici, il loro restare tutti «dentro» i confini del modello dato, a raccontare che non può essere quella l'alternativa alla destre.
Non sono uguali, però...meno tasse e più salari, dicono entrambi: in concreto vuol dire che invece di dare ai salari togliendo a profitti e rendite con una tassazione sempre più efficace e giusta, si vogliono recuperare i soldi con i tagli alla spesa sociale (il PD lo ha detto chiaramente nei 12 punti): per i ricchi “no problem”; per lavoratori, pensionati e studenti “un guaio serio” perché oltre all'ingiustizia di qualche spicciolo in più in busta paga e invece milioni e milioni a padroni e redditieri, c'è pure la beffa dell'aumento delle spese per la scuola, la sanità, i trasporti. Senza considerare che in questo modo va a farsi friggere anche la speranza di dotare finalmente l'Italia di un sistema di ricerca, sviluppo e innovazione che sia degno di un paese civile. Sulla precarietà propongono entrambi di renderla “garantita permanentemente”: i 1000 euro al mese, lo sanno bene i precari, sono una bella fregatura, perché non aggiungono niente a chi ha già contratti interinali, anzi rischiano di ridurre i salari già erogati, e non affrontano la questione di fondo, che è la continuità del reddito e la lotta, soprattutto nel Mezzogiorno, contro il lavoro nero e la disoccupazione. In omaggio a sua maestà la confindustria PD e PDL non intendono aggredire il nodo vero della liberalizzazione del mercato del lavoro, e cioè la legge 30; meno che meno intendono ragionare di garanzia del salario ai disoccupati. Entrambi PD e PDL parlano più o meno allo stesso modo dello sviluppo economico, e i nuovi fedeli fanno a gara con i vecchi sacerdoti del "privato è bello", lasciando che le multinazionali del commercio distruggano ogni tessuto produttivo: basta guardare cosa sta succedendo da noi, in Campania, ma non è diverso anche in altre regioni. Non si distinguono certo sul terreno dei diritti: PD e PDL dicono in coro "non si parli della 194, delle coppie di fatto": una parola chiara significherebbe immediatamente per entrambi divisioni e imbarazzi. Sono uniti sulla idea della crescita sviluppista, che privilegia quantità e omologazione e distrugge l'ambiente: tav, ponti (forse anche sullo stretto), mega impianti di produzione di energia e altre tante grandi opere inutili, mentre la vera opera utile sarebbe organizzare una grande bonifica integrale dei territori devastati da questo modello di sviluppo, e non solo in Campania. E parlano nello stesso modo anche di politica internazionale: tutti schierati a fianco della grande superpotenza americana che di pace "eterna" se ne intende. Inciuciano ampiamente sulla riforma istituzionale e non intendono "scontrarsi" sul conflitto di interessi.
Di certo il Piddi non è l'alternativa, non è utile il voto al Piddi se l'obiettivo è battere le destre
Alternativa che invece c'è, deve tornare ad esserci. Un'alternativa che cominci a riparlare del lavoro, dei lavoratori dopo decenni in cui il tema è stato relegato ai margini. Che riparta dalla natura, superando le vecchie contrapposizioni - che pure hanno segnato la storia del movimento operaio - fra difesa dell'occupazione e difesa dell'ambiente. Che si fondi sulla persona. sulla difesa della laicità dello stato. La rivendichiamo non solo nell'accezione liberale ma come filosofia alla base di una convivenza fra diversi. Garanzia di diritti per tutti e non solo. Garanzia che le differenze siano valorizzate, diventino lo strumento per costruire contaminazioni. Per costruire una nuova identità culturale. E qui dentro ci sono anche le istanze di libertà proposte dalle donne. Istanze che rappresentano - simbolicamente - un intero mondo: c'è chi non si limita a dominare la forza lavoro, il plus lavoro. Ora vogliono dominare le mente, i tempi, i corpi. Chi si ribella, le donne, quasi solo le donne, viene represso, disprezzato, relegato ai margini.
Ecco, la sinistra. Abbiamo dalla nostra idee chiare, punti dettagliati sui quali costruire proposte e battaglie. E sappiamo che comunque anche il miglior programma da solo non basta. Ci vuole qualcosa in più. Ci vuole un'idea, un progetto mobilitante. C'è bisogno "del lavoro e della lotta".
La situazione è difficile: il duopolio, l'inciucio, la grande coalizione disegnano una parabola pericolosa per le classi subalterne, il movimento operaio, la sinistra. Ma i giochi non sono ancora fatti, sebbene vogliano farci credere proprio questo. Sbaglia chi li segue, chi si sente già sconfitto: il futuro "vero" dipenderà da quanta forza avrà la sinistra l'arcobaleno. Che peso avranno i lavoratori, i disoccupati, i precari, i pensionati, gli studenti, le donne, gli immigrati nelle politiche del futuro governo non dipenderà tanto da chi governerà, ma da quanta forza avrà la sinistra finalmente unita e quanta forza riusciremo a mettere nelle piazze. Anche rispetto alla stessa posizione del PD. L'esempio della Germania è davanti agli occhi di tutti: lì il partito di centro destra e quello di centro sinistra hanno fatto la grande coalizione, ma l'opposizione forte e decisa de La Sinistra (si chiama proprio così il corrispondente tedesco della sinistra arcobaleno italiana, Die Linke) è riuscita in Parlamento e nel paese a porre un argine all'offensiva del padronato e della destra. E alla fine lo stesso partito tedesco di centro sinistra, è stato costretto, suo malgrado, a fare concessioni alle classi sociali meno abbienti.
Dobbiamo, insomma, fare come in Germania: una sinistra unita e autonoma, che proponga una propria idea di società e che raccolga le forze, anche dall'opposizione, per costruire la prospettiva di un governo "per un alternativa di società". Oggi è tutto più difficile, per la scelta fatta dal PD. Ma è anche tutto più possibile.
mercoledì 20 febbraio 2008
Bozza di proposta di tre risoluzioni sulla politica delle alleanze
Sull'apertura della verifica in provincia il coordinamento dei segretari provinciali e dei responsabili enti locali de LA SINISTRA L'ARCOBALENO ritiene insufficiente una impostazione che preveda un "rimpasto a freddo". La verifica degli assetti politici e di giunta deve essere conseguenza della verifica contestuale del programma e della assolutamente necessaria rifondazione di un nuovo patto programmatico, a partire dalla questione dei rifiuti, dei trasporti e della missione produttiva di questo territorio. Il coordinamento esprime, inoltre, il fermo proposito di dare battaglia sulla democrazia di genere, rispettando l'impegno solennemente assunto dall'intera coalizione nella campagna per le ultime elezioni provinciali.
2. LA VERIFICA DELLE MAGGIORANZE NEI COMUNI GOVERNATI DAL CENTRO SINISTRA
Il coordinamento dei segretari provinciali e dei responsabili degli enti locali propone di demandare al livello locale la valutazione, da realizzarsi in tempi brevi, dello stato dell'arte ed una riconvocazione al termine della ricognizione. Dove sia maturato un giudizio definitivo di inadeguatezza politica e amministrativa, bisogna avere il coraggio di dichiararlo immediatamente con chiarezza e di lavorare, a partire dal dopo elezioni politiche, ad aggregare intelligenze e forze democratiche e di progresso per costruire una prospettiva ed un orizzonte di alternativa.
Sul piano locale è assolutamente necessario evitare, inoltre, di far precipitare sul processo unitario le differenze di posizione e di giudizio che esistono, in un senso e nell'altro, tra i partiti della sinistra arcobaleno, in considerazione del fatto che il ciclo politico si è chiuso repentinamente e da pochissimo tempo e l'unità è un processo avviato ma ancora in corso. Nella Sinistra l'Arcobaleno dobbiamo "fare insieme ciò che è possibile fare insieme" sulla base di giudizi e indicazioni comuni.
3. LA POLITICA DELLE ALLEANZE NEI COMUNI AL VOTO IL 13 E 14 APRILE
In provincia di Caserta, allo stato attuale (è ancora incerta la situazione di Mondragone) vanno al voto esclusivamente comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, dove vige il sistema maggioritario secco.
Il coordinamento provinciale de la sinistra l'arcobaleno si pronuncia con nettezza contro qualsiasi ipotesi di alleanza trasversale, pur se motivata da situazioni specifiche, con gruppi organicamente legati alle destre: nelle situazioni dove non fosse politicamente possibile una alleanza con il partito democratico e/o con il partito socialista, bisogna costruire subito liste alternative de LA SINISTRA L'ARCOBALENO aperte ai movimenti, alle intelligenze e alle forze democratiche e di progresso e presentarci con un nostro/a candidato/a a sindaco. Potranno essere concessi simboli e sostegno politico esclusivamente a coloro i quali seguiranno queste indicazioni. Il coordinamento dei segretari provinciali e dei responsabili enti locali organizzerà in tempi strettissimi incontri con tutte le realtà impegnate alle elezioni amministrative per rendere il più possibile omogenei i comportamenti.
martedì 19 febbraio 2008
La Sinistra l'Arcobaleno: stare vicini al nostro popolo, costruire da subito la democrazia della partecipazione.
Primi firmatari: i segretari provinciali di Caserta dei partiti de la Sinistra l'Arcobaleno
Il clima che caratterizza la campagna elettorale finalizzata al voto del 13 e 14 aprile è fatto di sfiducia, di critica, di assenza di entusiasmo e di credibilità da parte de lavoratori, delle donne, dei giovani, dei pensionati verso le proposte programmatiche dei partiti politici che vengono valutate “come promesse che non saranno mai mantenute”.
Questo clima coinvolge anche l'elettorato di sinistra e pesa sulle spalle dei militanti, degli attivisti di molti dirigenti della periferia de la Sinistra l'Arcobaleno, stanchi e delusi di scelte che non investono adeguatamente il corpo dei partiti e i protagonisti di lotte portate avanti in piccoli insediamenti urbani e in zone lontane dalla capitale, dove l'eco delle contese politiche e delle scelte di solito giunge distorta e quasi affievolita.
La forte preoccupazione de la Sinistra l'Arcobaleno di Terra di Lavoro è che il distacco, sempre più netto, dei cittadini dalle forze politiche, frutto di un modo deleterio ed affaristico di fare politica, si generalizzi, diventi irreversibile e schiacci anche chi nel territorio deve fare “la fatica” di propagandare messaggi e parole d'ordine.
La crisi generale della politica è anche il risultato, tra i tanti altri fattori, di una carenza di contatti continui e costanti tra i “vertici” politici e istituzionali e le “basi” dei partiti, tra chi opera a livello nazionale e chi nei quartieri, nelle contrade, nei vicoli e nelle piazze; e lì deve fronteggiare gli “assalti” positivi delle richieste, ma, a volte, anche negativi, delle critiche, da parte dei comitati, dei movimenti, delle donne, dei disoccupati, dei precari, dei cassintegrati. D'altra parte la mancanza di disponibilità all'ascolto delle esperienze politiche, dei bisogni sociali e delle idee vive e vere che provengono dalle periferie viene lamentata da dirigenti di circoli, sezioni territoriali, federazioni.
Per evitare che si inceppi il rapporto tra “centro” e realtà politiche locali occorre organizzare sin da ora una capacità di ascolto: subito sulla composizione delle liste elettorali, che devono essere l'espressione della innovazione in tema di democrazia di genere, con tante donne, ma anche di democrazia di classe, con tanti lavoratori, pensionati, precari, disoccupati e studenti, e di democrazia di territorio, con rappresentanti delle comunità in lotta per la difesa del proprio territorio, del proprio ambiente, della propria salute. E subito costruendo solidi canali democratici di comunicazione attraverso cui veicolare opinioni, proposte e suggerimenti ai dirigenti nazionali dei partiti della sinistra ed ai rappresentanti istituzionali: la vita democratica de la Sinistra l'Arcobaleno deve fondarsi su momenti veri e leali di confronto e dovrebbe essere strutturata una camera di consultazione che sia luogo di confronto periodico ma anche percorso concreto, canale privilegiato, appunto, per superare distante, incomprensioni, difficoltà.
Il processo unitario appartiene ai quei tanti attivisti che sognano ancora di cambiare la società e di realizzare la giustizia sociale, un ambiente vivibile ed un mondo di pace, privo di sopraffazioni e privilegi, di sofferenze, drammi e dolori. Le donne e gli uomini impegnati nella costruzione della unità della sinistra chiedono perciò un rinnovamento nei metodi politici ed organizzativi, che devono avere caratteri popolari, democratici e partecipati.
Per costruire davvero un percorso unitario ci vogliono anni e sacrifici. Il cammino è faticoso. Vi è piena consapevolezza di ciò. Proprio per questo è necessario evitare logiche da “ceto politico” che rischierebbero di allontanare ulteriormente il nostro popolo e renderebbero più difficile il già arduo cammino che abbiamo davanti e investire da subito e quanto più sia possibile, nella democrazia e nella partecipazione.
Primi firmatari: Franco Nigro, Peppe Di Gregorio, Giosuè Bove, Enzo Falco
La bozza della carta programmatica della sinistra arcobaleno in Terra di Lavoro
sabato 16 febbraio 2008
Resoconto della riunione del gruppo di lavoro di Venerdì 15 febbraio
ASSEMBLEE TERRITORIALI
In merito alle assemblee territoriali si è deciso di dividere indicativamente la provincia in 10 distretti: Santa Croce (Teano-Mignano), Litorale (Mondragone, Cstelvolturno, Villa Literno), Monte Maggiore (Caiazzo-Alvignano), Capua e Agro Caleno, Aversa, Agro Aversano (da Lusciano a Casal di Principe), Maddaloni e Valle di Suessola, Marcianise e dintorni, Basso Matese (Piedimonte- Alife) e Alto Matese. Nonostante il tempo ristretto dovremmo mantenere l'impegno, con "laicità e senza isterismi" a discutere di statuto, dichiarazione d'intenti e carta programmatica, come momento di costruzione della stessa campagna elettorale (il cui elemento di novità, del resto, per noi è costituito esattamente dal profilo unitario della sinistra) ed eleggere i delegati alla riunione degli stati generali della sinistra arcobaleno del 21 e 22 marzo.
I responsabili di organizzazione dei quattro partiti si incontreranno lunedì 18 un ora prima della assemblea per definire il dettaglio della proposta di calendario, sentendo in questi 2 giorni i territori e verificando dove e quando tenere le iniziative. Sono già pervenute disponibilità ad organizzare iniziative a Castel Volturno il 28 febbraio, a San Marco Evangelista e a Orta di Atella.
Enzo Falco è stato incaricato di rivedere la bozza di carta programmatica, mentre Franco Nigro di redigere l'appello per un processo dal basso del percorso unitario anche dentro la definizione delle candidature e soprattutto dopo nella strutturazione dei canali di comunicazione con i rappresentanti.
CENTRALE OPERATIVA ELETTORALE
Si propone di organizzare una centrale operativa elettorale a Caserta, presso la sede della federazione provinciale PRC con un ufficio dotato almeno di 3 computer, 2 linee telefoniche fisse ed una serie di cellulari, un fax, 2 stampanti, di cui una f.to A3 a colori ed una fotocopiatrice (? FORSE NO, COSTA TROPPO). A lavorarci sarà n nucleo di base di 4 compagne/i, di cui una/un responsabile, che riceveranno un rimborso orientativo di 1500 euro cadauno oltre tutti i volontari disponibili, con il compito di coordinare l'intera campagna elettorale sia dal punto di vista informativo, con la messa a disposizione modulistica e istruzioni, gestione sito web dedicato, accompagnamento operativo che dal punto di vista organizzativo, con la costruzione rete mail ed sms di iscritti e simpatizzanti alla sinistra arcobaleno, gestione agenda, ufficio oratori, gestione sale e piazze, ivi incluso energia, palchi, amplificazioni, permessi. I responsabili di organizzaizone lunedì pomeriggio devono provvedere a segnalare le 4 persone che possono impegnarsi a tempo pieno ed i volontari. (VEDI PREVENTIVI ALLEGATI)
UFFICIO STAMPA PROVINCIALE
Alla centrale operativa sarà affiancato un ufficio stampa costituito da tutti gli operatori che volontariamente vorranno farne parte ed autogestito, con una direzione di garanzia in capo ai 4 segretari provinciali dei partiti, che curerà l'elaborazione di specifici contenuti programmatici locali e i rapporti con giornali, radio e televisioni.
CAMPER, FURGONI, AUTO
La distribuzione itinerante dei materiali e il punto di raccordo sui territori sarà costituito da 5 camper (o furgoni o auto attrezzate) con amplificazioni, tavolino, sedie, gazebo, che gireranno ognuno in 2 dei 10 distretti sotto individuati, coprendo ogni comune e raccogliendo contatti, informazioni, proposte che trasmetteranno immediatamente all'ufficio elettorale centrale.
SEI PER TRE E MANIFESTI DA-TZE-MBAU
Siamo riusciti a opzionare 20 cartelloni 6 x 3 con una spesa complessiva per 14 giorni di 2.400 euro (120 euro per localizzazione). Si propone il sei per tre allegato. Si è deciso inoltre di fare subito un manifesto tipo da-tze-mabau,(allegato in .doc ed in .pdf) che sarà fornito bianco per stampare contenuti autonomamente, scriverci sopra con il pennarello o attaccarci fotocopie ingrandite. Ne stampiamo 5000 (con la possibilità di stamparne altri, se servono) e di questi 500 già li ristampiamo con una cosa su 194 e coppie di fatto (allegato in .doc ed in .pdf). La prossima sarà su lavoro e precarietà.
PREVENTIVO DI SPESA
Per la campagna elettorale si è provvisoriamente stimato un budget provinciale di 15 mila euro per il funzionamento della centrale operativa e la realizzazione dei materiali preliminari (sei per tre e manifesto da-tze-bau). Quelli propriamente di campagna elettorale ci arriveranno dal nazionale dopo il 3 marzo. Restano da stimare i costi per camper (o furgoni o auto) attrezzate e delle persone che ci vanno dentro. Potrebbe essere conveniente più che fittare i mezzi coinvolgere compagne/i che hanno questi mezzi (camper, furgoni o auto grandi) attrezzandoli con amplificazioni e dotandoli dei materiali e prevedendo un rimborso adeguato per l'utilizzo del mezzo e per il tempo impiegato (intorno ai 3 mila euro cadauna squadra composta da 2-3 persone). Grosso modo siamo sull'ordine dei 15 mila euro. In totale la spesa dovrebbe ammontare a 30 mila euro, con un carico pro-quota di 7.500 euro. Si è deciso di utilizzare il conto corrente già utilizzato per la festa e cominciare a versare su quel conto ogni settimana 1000 euro cadaun partito, sperando che i 4 nazionali si muovano a pietà e che ci mandino qualcosa.
domenica 10 febbraio 2008
11 documenti per uscire dall'emergenza
TASK FORCE PER LA FUORIUSCITA DALL'EMERGENZA RIFIUTI
Idee, volantini, progetti (con tanto di grafici, computo metrico e capitolato) software e tanta voglia di uscire dall’emergenza rifiuti
1)descrizione sintetica della strategia da mettere in campo;
2)appello/manifesto per richiamo al senso di responsabilità;
3)lettera di trasmissione e modello di ordinanza sulla riduzione dei rifiuti e sulla limitazione al conferimento in strada e nota di accompagnamento;
4)volantino con consigli pratici per ridurre i rifiuti;
5)numero verde e sito di servizio dell’ANCI/UPI per i Sindaci;
6)modello di disciplinare tecnico per fare la raccolta differenziata monomateriale con la metodologia “porta a porta”;
7)un kit "natura viva" pronto e alcuni consigli per il compostaggio domestico (anche non avendo giardini e per la situazione emergenziale);
8)documenti progettuali (capitolati, grafici e computi metrici) per realizzare isole ecologiche e siti di trasferenza;
9)il piano economico e finanziario ed il regolamento per trasformare la tassa in tariffa e premiare i cittadini virtuosi;
10)schema di campagna di sensibilizzazione per la raccolta differenziata;
11)bando di gara per l’erogazione di contributi ai Comuni che effettueranno la riduzione e la raccolta differenziata.