La questione ambientale, che è e rimane la questione centrale dell’agire politico dei Verdi, non può essere ricondotta a singoli e specifici fatti, ma ha bisogno di avere un respiro più ampio e deve affrancarsi da sterili irrigidimenti e dannosi quanto inutili “integralismi”. A volte ci accusano di essere il partito del “NO”, altre dicono che siamo “eccessivamente morbidi”. In realtà i Verdi italiani hanno fatto da tempo la scelta di essere forza di governo e assumere l’onere e la responsabilità che ne deriva ai vari livelli.
Questa è e rimane anche la prospettiva della Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno”, senza naturalmente avere paura di andare all’opposizione quando è necessario o inevitabile.
In Provincia di Caserta siamo esattamente nelle stesse condizioni e difficoltà che viviamo a livello nazionale. Sull’attuazione del programma provinciale, nonostante il giudizio complessivamente positivo, siamo e restiamo molto critici su alcuni aspetti del programma non attuato, tant’è che, prima da soli, poi inseme a Pdci, Sinistra Democratica e PRC (prima ancora che si facesse la Federazione a livello nazionale), abbiamo presentato un documento puntuale a De Franciscis e agli altri partiti de l’Unione, chiedendo una verifica politica approfondita e un’accelerazione nella definizione di alcuni problemi, ambientali e sociali, che attanagliano Terra di Lavoro.
Ma qual è la “questione ambientale” in provincia di Caserta?
E’ affrontare con decisione l’inquinamento di quell’area a sud di Caserta che presenta il maggior numero di patologie connesse all’ambiente che sono state individuate dalla l. 426/98 che deve essere bonificata (bene e senza creare problemi alla cittadinanza), a partire da Lo Uttaro e dal Foro Boario di Maddaloni. E’ affrontare i problemi legati alla brucellosi e al comparto bufalino con una scelta forte di realizzare un “distretto agroalimentare di qualità” ai sensi dell’art. 13 della legge di orientamento in agricoltura. E’ combattere le ecomafie che hanno avvelenato per anni i nostri terreni. E’ attuare la raccolta differenziata e fare un piano provinciale che risolva definitivamente il problema dei rifiuti. E’ lavorare ad un nuovo modello di sviluppo che si rifaccia ai principi di sostenibilità ambientale ed equità sociale, sul piano nazionale oltre che su quello locale. E’ fare un PTCP che risolva la contraddizione della spinta edificatoria determinata dalla domanda “napoletana” di alloggi e preservi il paesaggio agricolo e naturalistico. E’ ampliare la scelta dei parchi come possibilità concreta di sperimentazione dello sviluppo sostenibile. E’ preservare l’identità dei luoghi, attraverso il rilancio dei prodotti tipici e tradizionali. E’ fare scelte strategiche di qualità nella prossima programmazione dei fondi comunitari, con l’Agenda 2007/2013. E’ rendere balenabile il mare del litorale dominio e farlo diventare, anche attraverso un processo di trasformazione urbanistica radicale, un luogo di eccellenza di Terra di Lavoro e soprattutto “bandiera blu”. E’ lavorare ad una mobilità sostenibile che renda vivibili Caserta e i centri abitati delle città più importanti della provincia. E’ investire sul recupero e la bellezza dei centri storici. E’ imprimere un’ulteriore accelerazione alle scelte su istruzione, cultura e inclusione sociale. E’ scegliere un processo di reidustrializzazione più compatibile con l’ambiente, puntando sull’imprenditoria locale. E’ coprire di pannelli fotovoltaici i capannoni nelle nostre aree industriali, risolvendo il fabbisogno energetico e le diseconomie di scala che è il vero problema della mancanza di sviluppo industriale nel Sud, anticipando quella che Jeremy Rifkin definisce la “terza rivoluzione industriale”.
E’ su questi temi che si misurerà la capacità dei Verdi e della Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno” di incidere nella politica provinciale “costringendo” il centro sinistra, in particolare il PD, a confrontarsi sui problemi concreti e non su formule e fumisticherie che acuiscono le divisioni tra politica e cittadini.
Caserta, lì 13.12.2007
Enzo Falco
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