Alle ore 19 di giovedì 17 gennaio presso la sede della federazione provinciale di Caserta di Rifondazione Comunista si è svolta un’assemblea organizzata degli organismi esecutivi (segreterie e coordinamenti) provinciali e dei rappresentanti istituzionali provinciali dei partiti promotori della sinistra arcobaleno: verdi, comunisti italiani, sinistra democratica e rifondazione comunista. All'odg l'organizzazione del percorso unitario per la costituzione della federazione.
Dopo l’introduzione di Giosuè Bove con la quale viene proposta la costituzione di un consiglio dei rappresentanti istituzionali, che dovrebbe raggruppare consiglieri e assessori comunali e provinciali della sinistra, e la definizione di un calendario indicativo degli incontri con i comitati territoriali e delle assemblee pubbliche territoriali, Mena Moretta (PdCI) chiede che vengano raccolti gli interventi e gli esiti della discussione per stendere un breve resoconto da inviare agli iscritti. La proposta è accettata e la stessa M. Moretta viene designata per prendere nota degli interventi. Maria Carmela Caiola viene indicata come moderatrice.
Enzo Falco (segr. Provinciale Verdi): Credo di condividere analisi e impostazione date alla riunione da Bove. Per quanto riguarda il processo della costruzione di Sinistra Arcobaleno assistiamo a un processo che langue, si va avanti per inerzia o in alcuni casi si prendono iniziative che rischiano, nel locale come nel nazionale, di riverberarsi sui rapporti interni dell’Associazione come nel caso del coordinatore regionale di SD Raffaele Porta che ha pubblicamente chiesto al Presidente della Regione di “restituire dignità e credibilità al governo regionale” oppure di rassegnare subito le dimissioni restituendo la parola ai cittadini.Tuttavia c’è da dire che a Caserta abbiamo imparato a conoscerci meglio al di là delle differenze che restano, sono d’accordo per un’accelerazione non incardinata sui segretari provinciali e di lavorare sui contenuti di questo percorso unitario. Sono però anche dell’idea di ribadire quanto già richiesto a De Franciscis tenuto conto che i 120 giorni stanno già finendo e,con il pensiero al passato, ritengo che dovevamo essere più determinati, più duri sulla questione differenziata……anche uscendo dal centrosinistra. Oggi incontriamo De Franciscis per attrezzarci subito con gli uomini migliori a fare quello che dobbiamo fare….Non ci risolleveremo da niente se non riusciremo a dare significato alla politica.
E. Milani: Cosa siamo riusciti a fare nel governo locale? Poco e la cosa non mi soddisfa affatto. Nessuna delle strade proposte sta portando a qualche risultato. Di fronte a quello che sta succedendo, per la stragrande maggioranza delle persone sta crescendo il riflesso securitario. Che ruolo deve avere la politica che non conta più nulla? Di fronte allo strapotere dei grandi capitali finanziari, la politica non è in grado di intercettare gli strumenti per governare tutto ciò…..Oggi c’è un problema di tenuta del funzionamento democratico del paese….Se a Pianura ci sono i comitati che protestano, è vero anche che ci sono altri milioni di cittadini che li spalmerebbero se potessero
Lino Martone: Se è vero che il motivo dell’emergenza rifiuti ci unifica, è anche vero che c’è qualcosa di più. Dobbiamo chiederci cosa è qui a Caserta la S.A..Non ci è chiesto di coniugare un verbo nazionale….c’è un problema di identità territoriale, e la sinistra si propone come centro unificante, per dare un marchio d’identità a Terra di Lavoro. Dobbiamo ripristinare la sovranità popolare…..in una regione dove l’utilizzo maldestro del potere politico si accompagna all’assenza dello Stato di diritto…..Rifacciamo i commissari di zona, mettendo sotto inchiesta chi non rispetta la Costituzione italiana. Si devono rivedere gli strumenti sociali.Ricomporre lo scarto profondo fra le istanze sociali e le istituzioni. Cambiare le gerarchie dello sviluppo anche per mezzo di leggi regionali.
Luca De Rosa: La Campania mostra una condizione paradigmatica di un modello di sviluppo che sperimenta e formula nuove regole….la storia degli ultimi trenta anni della nostra regione ci mostra un modello capitalistico che ha funzionato nei profitti e ha saputo trasformare e portare a declino le istituzioni democratiche. Oggi la crisi rifiuti rischia di travolgere le istituzioni e l’errore della sinistra è stato non aver saputo leggere i processi in atto di modifica delle istituzioni, non dico avversarli ma quanto meno leggerli…..Nella nostra esperienza ad Aversa abbiamo incontrato molte persone con cui confrontarci positivamente….ma ci siamo dovuti nascondere! Non si tratta di ricoprire una qualche casella all’interno dell’apparato come ho ribadito già nel mio partito, ma la vera necessità è riaprire il dialogo con quella parte della gente che conserva ancora brandelli di dignità……
Gianni Cerchia: Quello che stiamo vivendo è l’esito finale di un processo che dura da tempo, la crisi della credibilità delle istituzioni democratiche. E’ necessario puntare ad un soggetto che possa ricostruire la credibilità della politica. Siamo in un momento di grande difficoltà ma è necessario dare un contributo da Caserta per riavviare un’iniziativa affidando ad un comitato promotore la calendarizzazione di incontri con il territorio non escludendo al suo interno i segretari provinciali……
Mimmo Pascarella: Dati e fatti sulle persone concrete ce li forniscono sempre gli altri….in questa Provincia in reltà abbiamo bisogno di inchieste. Davanti alla crisi del ceto politico, cosa abbiamo fatto per incidere? Quelli che aspettano ci hanno detto quasi niente…..L’avventura istituzionalista ha fallito…..Ci vuole ora grande coraggio per mettere in discussione il metodo politico, favorire un metodo di autocritica vera. Abbiamo nel passato abbassato il livello della mediazione, abbiamo ricavato negatività diffuse…..
Enzo Mataluna: Invito tutti a considerare attentamente che la sinistra sembra oggi essere spazzata via dalla Storia, e quasi inutile essere qui… Siamo insufficienti perché autoreferenziali e non serve un atteggiamento assolutorio nei confronti della regione ….di fronte alle evidenti responsabilità nella regione diventa stucchevole cantare qui il de profundis……Abbiamo assistito da tempo alla perdita di potere delle assise istituzionali…..Di fronte a questo marasma che spazzerà via tutto, che fare? Inventare una modalità nuova di fare politica. In modo unitario condurre una seria riflessione sulla legalità in provincia di Caserta…. E chiederci con quale qualità degli uomini produrre una sinistra diffusa, allargata……
Mena Moretta: faccio qualche breve considerazione anche in continuità con quanto ha già affermato Mataluna e altri compagni intervenuti….è indubbio che oggi c’è per la sinistra, per la sopravvivenza della sinistra, l'emergenza di ritessere le trame di connessione con la società civile, e il comitato promotore per la costruzione del percorso unitario della S.A. non potrà prescindere da questa sfida difficile…..finalmente qui dopo alcuni mesi ci vediamo in quanto segreterie dei partiti coinvolti dopo un fiume di comunicati e documenti redatti anche in nome di una sinistra già “unita” fin dal mese di settembre dello scorso anno per mano dei soli segretari provinciali….una metodologia che mi sembra sia stata riconosciuta fallimentare dallo stesso Bove nella sua introduzione….Puntare dunque ad un processo davvero partecipato di una sinistra allargata…..E soprattutto vigilare con coerente attenzione sulla legalità all’interno delle amministrazioni dove siamo presenti….faccio riferimento, ultimi casi comparsi anche sui giornali locali, ai due architetti rinnovati automaticamente da parte della Provincia allo scadere dell’incarico e pagati ventimila euro per esplicare non ben definite mansioni….o il più eclatante caso del ben noto direttore generale Acconcia chiamato all’incarico in Provincia senza alcun requisito di pregnanza se non il rapporto fiduciario con il Presidente….. Dunque un cammino di coerenza e di trasparenza che punti, ma davvero, all’inclusione delle rivendicazioni urgenti che dal basso arrivano insieme alla denuncia di un immobilismo più che colpevole di un ceto politico inefficiente e senza progetto…..
Giuseppe De Gregorio: Con smarrimento osservo la conflittualità sociale, l’impotenza della politica che non riesce a dare più risposte…..Io non credo che sia più utile fare incontri con De Franciscis, ma piuttosto affiancare le amministrazioni locali e ricostruire una classe dirigente forte, in opposizione a una Caserta che soffoca sotto clientele, senso di sfiducia nelle istituzioni, conflittualità sociale…..Una sinistra nuova che parta dai territori nel costruire forum, luoghi dove potersi esprimere per poter costruire un grande appuntamento provinciale……Uscire dai vecchi schemi e promuovere lotta contro l’illegalità…..
Conclude G. Bove prefigurando un percorso per la costituente della sinistra arcobaleno che venga sostenuto da un gruppo organizzativo. In vista del consiglio provinciale del 30 gennaio viene sollecitata un’assemblea preventiva provinciale di condivisione dell’indirizzo da proporre da parte della S.A..
giovedì 24 gennaio 2008
A Caserta, per rilanciare la Sinistra l'Arcobaleno
Il documento delle segreterie provinciali e cittadine di Caserta della Sinistra Arcobaleno.
Caserta, 20 gennaio 2008.
Nel pomeriggio si sono incontrati Giosuè Bove, Umberto Di Benedetto, Antonio Dell’Aquila (PRC); Roberto Di Martino (PdCI); Enzo Falco, Elio Mungivera (Verdi); Peppe Di Gregorio, Pietro Paolo Falvo, Biagio Napolano (SD), elaborando il seguente documento congiunto:
"Il Coordinamento cittadino della Sinistra Arcobaleno si è riunito per affrontare in una discussione aperta le problematiche emergenti dai recenti avvenimenti politici e derivanti da situazioni emergenziali che coinvolgono la città di Caserta, nell’ambito della più generale situazione emergenziale provinciale, regionale e nazionale. Tali problematicità non fanno altro che allargare il solco, a questo punto diventato baratro, tra la politica ed i cittadini, situazione foriera di una destabilizzazione completa delle istituzioni democratiche e di soluzioni totalitaristiche nel senso autoritario e tecnocratico. La Sinistra Arcobaleno, volendosi proporre quale forza capace di incidere positivamente nella trasformazione della società, attraverso strumenti di governance territoriale non necessariamente identificati con posizioni governative ma caratterizzati sicuramente da connotazioni sociali e partecipative che attengono alla politica al servizio della comunità e non di interessi particolaristici e di parte o al mero profitto, ritiene opportuna una revisione critica della partecipazione al governo cittadino, avendo assunto come rappresentanti unitari dei quattro partiti i consiglieri e l’assessora operanti a Caserta. È emersa fortemente la necessità di una accelerazione del processo di unità dei quattro partiti della Sinistra Arcobaleno (PRC, PDCI, Verdi e SD) per la definizione di una condivisa piattaforma programmatica rivolta al rilancio della politica e dell’amministrazione della città di Caserta, anche riprendendo in maniera più coraggiosa ed incisiva i punti qualificanti del programma dell’Unione che hanno portato i cittadini di Caserta alla svolta storica di affidare al centrosinistra il governo della città e che motivano la partecipazione della Sinistra Arcobaleno al governo cittadino. Tale piattaforma programmatica sarà la base di un vero e proprio patto d’azione che vedrà impegnati i partiti cittadini della Sinistra Arcobaleno nella definizione del processo unitario complessivo cui potranno aderire e contribuire cittadini, movimenti ed associazioni che intendono aderire e sostenere il progetto".
sabato 19 gennaio 2008
L'urgenza del percorso, la pazienza della costruzione
Assemblea di costituzione del comitato per la organizzazione degli stati generali de la Sinistra l'Arcobaleno
Caserta 18 gennaio 2008
Caserta 18 gennaio 2008
Dobbiamo aprire subito il percorso costituente de La Sinistra L'Arcobaleno.
Lo facciamo dall'epicentro di una crisi politica e sociale che in Campania ha assunto le dimensioni della tragedia e che ha travalicato rapidamente il Garigliano, investendo la già fragile e critica situazione nazionale.
Di fronte al crollo della credibilità di politica e istituzioni, all'emergere di una vera e propria "tendenza reazionaria", che va oltre le stesse lineee della destra politica; di fronte alla archiviazione delle grandi identità sociali e ideologiche e dei conseguenti vincoli di solidarietà e al materializzarsi diffuso e potente di micro-identità familistiche, localistiche, di ceto; di fronte alla prospettiva di soluzioni neo-autoritarie, tecnocratiche, a-democratiche, non possiamo restare sgomenti e immobili, e neanche far finta che non ci riguardi; o pensare di poter affrontare la dimensione tragica di questa fase senza superare, o almeno provare a superare, i nostri limiti più grandi, la distanza dalla nostra gente e la divisione che ci rende piccoli, inefficaci, a volte inutili.
Non possiamo che provare a riannodare la trama, oggi lacerata, dei rapporti dentro la società e a costruire, così, in mare aperto, un soggetto delle sinistre, che abbia, almeno potenzialmente, una massa critica sufficiente ad innescare un processo di reazione positiva, che riesca a fare con efficacia ciò che la sinistra è riuscita solo a dire in questi anni. Un soggetto unitario, che, cioé, faccia prevalere le ragioni dello stare insieme per la trasformazione della società, e, però, plurale, che non pretenda di soffocare dentro strutture inadeguate al livello della sfida attuale, la ricchezza di diverse linee di ricerca e di diverse identità.
E' un tentativo assolutamente necessario.
Lo articoleremo, questo percorso, già a partire dal mese di febbraio in alcune assemblee territoriali e tematiche e infine il 21 ed il 22 marzo nella Riunione degli Stati Generali della Sinistra Arcobaleno, facendo coincedere, simbolicamente, l'evento con l'inizio della primavera, Ad Aversa e nell'Agro Aversano, sul Litorale Domitio, a Caserta, nell'area di Marcianise, a Maddaloni e in Valle di Suessola, nel Capuano e nell'Agro Caleno, nell'Alto Casertano e nel Matese, su lavoro, formazione, crisi industriale, agricoltura, ambiente, rifiuti, sanità, trasporti, servizi pubblici, scuola, università: un percorso in cui dobbiamo immergerci tra i cittadini e sentirne le ragioni, anche le più scomode, e provare a tradurle in azione, iniziativa, proposta: il distacco, d'altra parte, non si cura se non riducendolo e non ci sono ricette magiche o indolori.
Dunque comincia questo lavoro e questa impresa. Il comitato per l'organizzazione degli stati generali della sinistra arcobaleno incontrerà tutti i gruppi di compagne e compagni che nei prossimi giorni vorranno adoperarsi per contribuire a questo percorso. Ci sarà bisogno di tempo, energia, risorse, generosità. Si chiede uno sforzo straordinario a tutti i nostri attivisti e a tutti quelli che non vogliono arrendersi alla situazione.
E già il 26 gennaio terremo un primo momento di questo percorso. Una assemblea pubblica per discutere delle proposte della sinistra arcobaleno nel consiglio provinciale del 30 gennaio. L'assemblea del 26 segnerà un passaggio fondamentale, anche sul piano strettamente politico e non solo per Caserta. Avverrà a ridosso di una settimana in cui i destini del progetto politico della Unione fanno i conti con i nodi intricati del percorso propriamente politico, della complessa fase storica, della incapacità ad aggredire il cuore della crisi sociale. E' una assemblea per la quale va fatto ogni sforzo per garantire autorevoli presenze ed una grande partecipazione. D'altra parte, e al di là degli avvenimenti di questa settimana, il tema dell'emergenza rifiuti in Campania allude più in generale al crollo di una illusione, consumatasi negli anni, ma in questi giorni arrivata all'epilogo.
Era infatti illusoria l'idea di un compromesso che sul terreno dei rifiuti, come su quello della gestione della sanità, dei trasporti, e, più in generale, dei servizi pubblici o, ancora, sulla gestione del territorio e dello sviluppo economico, lasciasse mano libera alla grande impresa industriale avendone in cambio risposte coerenti con le indicazioni politiche. Era un tentativo ardito: c'era dentro l'idea di un compromesso sociale dinamico tra le nuove e vecchie classi dirigenti legate in un modo o nell'altro all'industria, con l'obbiettivo di contrastare, con il prolungamento di un patto tra i produttori, il crescente dominio dell'impresa finanziaria. La stessa sinistra è stata dentro questo processo, ha provato generosamente a spostare in avanti i rapporti di forza, a rappresentare i movimenti, a difendere le caratteristiche progressive di questo tentativo: e, però, mancavano le condizioni sociali perché questo equilibrio reggesse. E mentre la politica si ritirava nel guscio asfittico del gioco puramente istituzionale e della gestione clientelare della pubblica amministrazione, l'impresa industriale, sempre meno orientata alla produzione e sempre più legata alla rendita finanziaria e terziaria, faceva invece il suo mestiere e continua a farlo con grande successo. La stessa crisi d'immagine della Campania può essere cinicamente una grande opportunità per completare l'opera avviata: distrutta l'agricoltura ed il turismo, sotterrata l'industria, la Campania sarà destinata a piattaforma unicamente logistica e della grande distribuzione commerciale, che era, poi, il progetto della frazione egemone delle classi dominanti. Ed è il progetto più congeniale alla strutturazione del capitale campano, nella sua articolazione legale ed anche illegale: la camorra è infatti oggi più “capitale” criminale che “attività” criminale, e la valorizzazione segue percorsi complessi che possono misurarsi anche con la velocità con cui si ingigantiscono gli snodi logistici e commerciali di questa regione. Insomma di fronte a noi non c'è semplicemente il fallimento di una ipotesi di gestione del piano dei rifiuti: c'è il crollo di una idea di "politica debole" che affida all'impresa il compito non solo di produrre ricchezza ma anche di realizzare il bene comune, di governare il territorio, di contrastare o convivere con la economia extralegale.
Un fallimento e un crollo dal lato, naturalmente, del bene comune; un grande successo, invece, per la parte che beneficia di un ritmo elevatissimo di accumulazione di ricchezze. Due lati di una stessa medaglia che, e non è un caso, sono entrambe espressioni coerenti della "modernità" della Campania, frontiera avanzata della globalizzazione, ponte del Mediterraneo, imbuto e incrocio dei mercati e delle merci dell'intero pianeta. Le balle di rifiuti, prodotte di fatto solo per aumentare le ragioni di credito di Fibe rispetto al sistema finanziario e utilizzate come proprietà immobiliari da mettere a garanzia, disseminate in tutto il territorio a saturare qualsiasi disponibilità di area utile allo smaltimento, sono lì a testimoniare la coerenza spietata della logica del profitto e l'antagonismo di questa con il bene comune.
Anche per questo le polemiche di questi giorni contro la sinistra e gli ecologisti accusati di aver contestato questo piano dei rifiuti e la scelta dei termovalorizzatori, hanno il sapore di una arroganza disperata, e segnano anche il limite di un percorso. Non c'è solo il fatto che proprio la situazione campana - con gli oltre 7 milioni di eco-balle che nessun termovalorizzatore potrà bruciare (almeno non per produrre energia e incassare gli incentivi CIP6) - dimostra che, anche se l'impianto di Acerra fosse stato in funzione, sarebbe cambiato ben poco; c'è anche, in questa difesa della nave che affonda, l'impossibilità per questo gruppo dirigente, espressione di quell'illusorio compromesso sociale, di andare oltre i propri limiti.
Ma non c'è niente da festeggiare: l'alternativa che, nel centro-destra, così come nel centro-sinistra, si prepara non è un ritorno alla politica forte e un grande intervento di bonifica integrale e di rilancio dell'agricoltura, dell'industria collegata e del turismo. Al contrario. si prepara in grande stile il completamento del lavoro avviato e un nuovo compromesso in cui impresa finanziaria e ceti tecnocratici cogestiranno, marginalizzando la politica e la democrazia, costruendo attorno alla soluzione neo-autoritaria il più vasto consenso di massa possibile. Su questa frontiera è dunque necessario schierare subito le forze, per un'azione di resistenza della civiltà contro la sua definitiva distruzione.
Una resistenza che va cominciata subito, a partire dalla questione dei rifiuti, a partire da quello che si può fare qui e adesso. La Sinistra L'Arcobaleno ribadisce con forza quanto già chiesto da Verdi, PRC, PdCI e SD al Presidente De Franciscis, e cioè l'istituzione di una task force provinciale che, pur mantenendo il giudizio assolutamente critico, collabori con le strutture del Commissariato nell'emergenza per liberare immediatamente le strade dai rifiuti e per preparare il passaggio dei poteri alla Provincia e ai Comuni, accompagnando da subito i Comuni nella raccolta differenziata, predisponendo il piano provinciale degli impianti dedicati. La Provincia deve mettere in campo, rispetto a questa priorità assoluta, le migliori professionalità che ci sono al suo interno ed una direzione politica "forte". Oggi siamo su questa trincea: c'è un lavoro immane da fare e se non si parte subito c'è il rischio che l'intera politica, anche oltre il Garigliano, resti sommersa definitivamente dai rifiuti e si rafforzi la tenenza reazionaria e neo-autoritaria. Non è dunque tempo di inutili polemiche o di discussioni filosofiche sui termovalorizzatori. Ciascuno deve fare quanto di sua competenza in raccordo e collaborazione istituzionale con tutti gli altri soggetti impegnati.
Lo stesso Consiglio provinciale del 30 gennaio potrebbe essere il momento ideale per approvare le linee guida per uscire da questo incubo e chiedere con forza il ritorno ai poteri ordinari anche delle bonifiche e del ciclo integrato delle acque che sono speculari rispetto alla stessa problematica dei rifiuti. La Sinistra arcobaleno aspetta un segnale forte e chiaro su questo ed pronta a lavorare con determinazione alla soluzione definitiva di questo problema.
Lo facciamo dall'epicentro di una crisi politica e sociale che in Campania ha assunto le dimensioni della tragedia e che ha travalicato rapidamente il Garigliano, investendo la già fragile e critica situazione nazionale.
Di fronte al crollo della credibilità di politica e istituzioni, all'emergere di una vera e propria "tendenza reazionaria", che va oltre le stesse lineee della destra politica; di fronte alla archiviazione delle grandi identità sociali e ideologiche e dei conseguenti vincoli di solidarietà e al materializzarsi diffuso e potente di micro-identità familistiche, localistiche, di ceto; di fronte alla prospettiva di soluzioni neo-autoritarie, tecnocratiche, a-democratiche, non possiamo restare sgomenti e immobili, e neanche far finta che non ci riguardi; o pensare di poter affrontare la dimensione tragica di questa fase senza superare, o almeno provare a superare, i nostri limiti più grandi, la distanza dalla nostra gente e la divisione che ci rende piccoli, inefficaci, a volte inutili.
Non possiamo che provare a riannodare la trama, oggi lacerata, dei rapporti dentro la società e a costruire, così, in mare aperto, un soggetto delle sinistre, che abbia, almeno potenzialmente, una massa critica sufficiente ad innescare un processo di reazione positiva, che riesca a fare con efficacia ciò che la sinistra è riuscita solo a dire in questi anni. Un soggetto unitario, che, cioé, faccia prevalere le ragioni dello stare insieme per la trasformazione della società, e, però, plurale, che non pretenda di soffocare dentro strutture inadeguate al livello della sfida attuale, la ricchezza di diverse linee di ricerca e di diverse identità.
E' un tentativo assolutamente necessario.
Lo articoleremo, questo percorso, già a partire dal mese di febbraio in alcune assemblee territoriali e tematiche e infine il 21 ed il 22 marzo nella Riunione degli Stati Generali della Sinistra Arcobaleno, facendo coincedere, simbolicamente, l'evento con l'inizio della primavera, Ad Aversa e nell'Agro Aversano, sul Litorale Domitio, a Caserta, nell'area di Marcianise, a Maddaloni e in Valle di Suessola, nel Capuano e nell'Agro Caleno, nell'Alto Casertano e nel Matese, su lavoro, formazione, crisi industriale, agricoltura, ambiente, rifiuti, sanità, trasporti, servizi pubblici, scuola, università: un percorso in cui dobbiamo immergerci tra i cittadini e sentirne le ragioni, anche le più scomode, e provare a tradurle in azione, iniziativa, proposta: il distacco, d'altra parte, non si cura se non riducendolo e non ci sono ricette magiche o indolori.
Dunque comincia questo lavoro e questa impresa. Il comitato per l'organizzazione degli stati generali della sinistra arcobaleno incontrerà tutti i gruppi di compagne e compagni che nei prossimi giorni vorranno adoperarsi per contribuire a questo percorso. Ci sarà bisogno di tempo, energia, risorse, generosità. Si chiede uno sforzo straordinario a tutti i nostri attivisti e a tutti quelli che non vogliono arrendersi alla situazione.
E già il 26 gennaio terremo un primo momento di questo percorso. Una assemblea pubblica per discutere delle proposte della sinistra arcobaleno nel consiglio provinciale del 30 gennaio. L'assemblea del 26 segnerà un passaggio fondamentale, anche sul piano strettamente politico e non solo per Caserta. Avverrà a ridosso di una settimana in cui i destini del progetto politico della Unione fanno i conti con i nodi intricati del percorso propriamente politico, della complessa fase storica, della incapacità ad aggredire il cuore della crisi sociale. E' una assemblea per la quale va fatto ogni sforzo per garantire autorevoli presenze ed una grande partecipazione. D'altra parte, e al di là degli avvenimenti di questa settimana, il tema dell'emergenza rifiuti in Campania allude più in generale al crollo di una illusione, consumatasi negli anni, ma in questi giorni arrivata all'epilogo.
Era infatti illusoria l'idea di un compromesso che sul terreno dei rifiuti, come su quello della gestione della sanità, dei trasporti, e, più in generale, dei servizi pubblici o, ancora, sulla gestione del territorio e dello sviluppo economico, lasciasse mano libera alla grande impresa industriale avendone in cambio risposte coerenti con le indicazioni politiche. Era un tentativo ardito: c'era dentro l'idea di un compromesso sociale dinamico tra le nuove e vecchie classi dirigenti legate in un modo o nell'altro all'industria, con l'obbiettivo di contrastare, con il prolungamento di un patto tra i produttori, il crescente dominio dell'impresa finanziaria. La stessa sinistra è stata dentro questo processo, ha provato generosamente a spostare in avanti i rapporti di forza, a rappresentare i movimenti, a difendere le caratteristiche progressive di questo tentativo: e, però, mancavano le condizioni sociali perché questo equilibrio reggesse. E mentre la politica si ritirava nel guscio asfittico del gioco puramente istituzionale e della gestione clientelare della pubblica amministrazione, l'impresa industriale, sempre meno orientata alla produzione e sempre più legata alla rendita finanziaria e terziaria, faceva invece il suo mestiere e continua a farlo con grande successo. La stessa crisi d'immagine della Campania può essere cinicamente una grande opportunità per completare l'opera avviata: distrutta l'agricoltura ed il turismo, sotterrata l'industria, la Campania sarà destinata a piattaforma unicamente logistica e della grande distribuzione commerciale, che era, poi, il progetto della frazione egemone delle classi dominanti. Ed è il progetto più congeniale alla strutturazione del capitale campano, nella sua articolazione legale ed anche illegale: la camorra è infatti oggi più “capitale” criminale che “attività” criminale, e la valorizzazione segue percorsi complessi che possono misurarsi anche con la velocità con cui si ingigantiscono gli snodi logistici e commerciali di questa regione. Insomma di fronte a noi non c'è semplicemente il fallimento di una ipotesi di gestione del piano dei rifiuti: c'è il crollo di una idea di "politica debole" che affida all'impresa il compito non solo di produrre ricchezza ma anche di realizzare il bene comune, di governare il territorio, di contrastare o convivere con la economia extralegale.
Un fallimento e un crollo dal lato, naturalmente, del bene comune; un grande successo, invece, per la parte che beneficia di un ritmo elevatissimo di accumulazione di ricchezze. Due lati di una stessa medaglia che, e non è un caso, sono entrambe espressioni coerenti della "modernità" della Campania, frontiera avanzata della globalizzazione, ponte del Mediterraneo, imbuto e incrocio dei mercati e delle merci dell'intero pianeta. Le balle di rifiuti, prodotte di fatto solo per aumentare le ragioni di credito di Fibe rispetto al sistema finanziario e utilizzate come proprietà immobiliari da mettere a garanzia, disseminate in tutto il territorio a saturare qualsiasi disponibilità di area utile allo smaltimento, sono lì a testimoniare la coerenza spietata della logica del profitto e l'antagonismo di questa con il bene comune.
Anche per questo le polemiche di questi giorni contro la sinistra e gli ecologisti accusati di aver contestato questo piano dei rifiuti e la scelta dei termovalorizzatori, hanno il sapore di una arroganza disperata, e segnano anche il limite di un percorso. Non c'è solo il fatto che proprio la situazione campana - con gli oltre 7 milioni di eco-balle che nessun termovalorizzatore potrà bruciare (almeno non per produrre energia e incassare gli incentivi CIP6) - dimostra che, anche se l'impianto di Acerra fosse stato in funzione, sarebbe cambiato ben poco; c'è anche, in questa difesa della nave che affonda, l'impossibilità per questo gruppo dirigente, espressione di quell'illusorio compromesso sociale, di andare oltre i propri limiti.
Ma non c'è niente da festeggiare: l'alternativa che, nel centro-destra, così come nel centro-sinistra, si prepara non è un ritorno alla politica forte e un grande intervento di bonifica integrale e di rilancio dell'agricoltura, dell'industria collegata e del turismo. Al contrario. si prepara in grande stile il completamento del lavoro avviato e un nuovo compromesso in cui impresa finanziaria e ceti tecnocratici cogestiranno, marginalizzando la politica e la democrazia, costruendo attorno alla soluzione neo-autoritaria il più vasto consenso di massa possibile. Su questa frontiera è dunque necessario schierare subito le forze, per un'azione di resistenza della civiltà contro la sua definitiva distruzione.
Una resistenza che va cominciata subito, a partire dalla questione dei rifiuti, a partire da quello che si può fare qui e adesso. La Sinistra L'Arcobaleno ribadisce con forza quanto già chiesto da Verdi, PRC, PdCI e SD al Presidente De Franciscis, e cioè l'istituzione di una task force provinciale che, pur mantenendo il giudizio assolutamente critico, collabori con le strutture del Commissariato nell'emergenza per liberare immediatamente le strade dai rifiuti e per preparare il passaggio dei poteri alla Provincia e ai Comuni, accompagnando da subito i Comuni nella raccolta differenziata, predisponendo il piano provinciale degli impianti dedicati. La Provincia deve mettere in campo, rispetto a questa priorità assoluta, le migliori professionalità che ci sono al suo interno ed una direzione politica "forte". Oggi siamo su questa trincea: c'è un lavoro immane da fare e se non si parte subito c'è il rischio che l'intera politica, anche oltre il Garigliano, resti sommersa definitivamente dai rifiuti e si rafforzi la tenenza reazionaria e neo-autoritaria. Non è dunque tempo di inutili polemiche o di discussioni filosofiche sui termovalorizzatori. Ciascuno deve fare quanto di sua competenza in raccordo e collaborazione istituzionale con tutti gli altri soggetti impegnati.
Lo stesso Consiglio provinciale del 30 gennaio potrebbe essere il momento ideale per approvare le linee guida per uscire da questo incubo e chiedere con forza il ritorno ai poteri ordinari anche delle bonifiche e del ciclo integrato delle acque che sono speculari rispetto alla stessa problematica dei rifiuti. La Sinistra arcobaleno aspetta un segnale forte e chiaro su questo ed pronta a lavorare con determinazione alla soluzione definitiva di questo problema.
martedì 15 gennaio 2008
In Campania è fallita l'idea della "politica debole" e della delega totale all'impresa
Ci sono giorni destinati a pesare a lungo nella riflessione politica e addirittura, nella storia di una società. E noi ne stiamo vivendo alcuni, proprio adesso. Di fronte a noi non c'è semplicemente il fallimento di una ipotesi di gestione del piano dei rifiuti: c'è il crollo di una idea di “politica debole” che affida all'impresa il compito non solo di produrre ricchezza ma anche di realizzare il bene comune, di governare il territorio, di contrastare o convivere con la economia extralegale. C'è il fallimento dell'ideologia neo-liberista che avviene, peraltro, dentro il quadro di una delle frontiere avanzate della globalizzazione, la Campania, ponte del Mediterraneo, imbuto e incrocio dei mercati e delle merci dell'intero pianeta.
I grandi comparti della pubblica amministrazione di questa regione, con il beneplacito ed il concorso, negli ultimi 15 anni, dei governi nazionali sia di centro destra che di centro sinistra, sono stati tutti gestiti in maniera da lasciare non solo l'operatività ma la stessa regia nelle mani delle imprese,. Con esiti che sono sotto gli occhi di tutti: in Campania non solo i rifiuti, ma tutto il comparto "ambiente" è commissariato, dalle bonifiche alle acque. E in questa direzione si va anche per quanto riguarda la voragine apertasi nella sanità pubblica, mentre regna grande confusione rispetto alle assi di sviluppo economico.
Le polemiche di questi giorni contro la sinistra e gli ecologisti accusati di aver contestato questo piano dei rifiuti e la scelta dei termovalorizzatori, hanno il sapore di una arroganza disperata. Proprio la situazione campana con oltre 7 milioni di eco-balle che nessun termovalorizzatore potrà bruciare (almeno non per produrre energia e incassare gli incentivi CIP6), dimostrano con tutta evidenza che, anche se l'impianto fosse stato in funzione, sarebbe cambiato ben poco. Le balle di rifiuti, prodotte di fatto solo per aumentare le ragioni di credito di Fibe rispetto al sistema finanziario e utilizzate come proprietà immobiliari da mettere a garanzia, hanno intasato tutte le zone disponibili. Così, per favorire gli interessi di un privato, si è determinato un disastro senza precedenti.
Adesso il dramma ha sbattuto in faccia a ciascuno di noi l'insostenibilità di questo modello, e solo chi non vuol vedere stenta ad ammetterlo. Adesso per liberare le strade e avviare il ciclo della raccolta differenziata, che è la sostanza giusta del piano del Governo, o, nella sanità, per lavorare ad una ripresa dei livelli di qualità e l'estensione dei servizi, c'è bisogno di una "politica forte" che non deleghi all'impresa e che sia capace di far prevalere l'interesse pubblico su quello privato. Ma qui è il nodo: c'è bisogno di una politica che non sia quell'intreccio perverso di interessi lobbistici e carrierismo, che spesso oggi risulta essere, e che invece sia espressione di una vicinanza reale con le masse popolari. .
La situazione impone oggi a tutti i responsabili di restare al proprio posto per la durata dell'emergenza. Ma poi bisognerà trovare, dentro lo stesso quadro politico di centro sinistra, il coraggio per avviare un percorso di innovazione e partecipazione. Si tratta di riannodare la trama, oggi lacerata, dei rapporti dentro la società, fosse anche attraverso una verifica elettorale anticipata. Non per ritrarsi, né per restare a guardare sgomenti un crollo che di fatto è già avvenuto, ma piuttosto per rimboccarci le maniche e cominciare a ricostruire subito, provando così ad evitare di consegnare completamente all'anti-politica e alle destre l'intera regione.
I grandi comparti della pubblica amministrazione di questa regione, con il beneplacito ed il concorso, negli ultimi 15 anni, dei governi nazionali sia di centro destra che di centro sinistra, sono stati tutti gestiti in maniera da lasciare non solo l'operatività ma la stessa regia nelle mani delle imprese,. Con esiti che sono sotto gli occhi di tutti: in Campania non solo i rifiuti, ma tutto il comparto "ambiente" è commissariato, dalle bonifiche alle acque. E in questa direzione si va anche per quanto riguarda la voragine apertasi nella sanità pubblica, mentre regna grande confusione rispetto alle assi di sviluppo economico.
Le polemiche di questi giorni contro la sinistra e gli ecologisti accusati di aver contestato questo piano dei rifiuti e la scelta dei termovalorizzatori, hanno il sapore di una arroganza disperata. Proprio la situazione campana con oltre 7 milioni di eco-balle che nessun termovalorizzatore potrà bruciare (almeno non per produrre energia e incassare gli incentivi CIP6), dimostrano con tutta evidenza che, anche se l'impianto fosse stato in funzione, sarebbe cambiato ben poco. Le balle di rifiuti, prodotte di fatto solo per aumentare le ragioni di credito di Fibe rispetto al sistema finanziario e utilizzate come proprietà immobiliari da mettere a garanzia, hanno intasato tutte le zone disponibili. Così, per favorire gli interessi di un privato, si è determinato un disastro senza precedenti.
Adesso il dramma ha sbattuto in faccia a ciascuno di noi l'insostenibilità di questo modello, e solo chi non vuol vedere stenta ad ammetterlo. Adesso per liberare le strade e avviare il ciclo della raccolta differenziata, che è la sostanza giusta del piano del Governo, o, nella sanità, per lavorare ad una ripresa dei livelli di qualità e l'estensione dei servizi, c'è bisogno di una "politica forte" che non deleghi all'impresa e che sia capace di far prevalere l'interesse pubblico su quello privato. Ma qui è il nodo: c'è bisogno di una politica che non sia quell'intreccio perverso di interessi lobbistici e carrierismo, che spesso oggi risulta essere, e che invece sia espressione di una vicinanza reale con le masse popolari. .
La situazione impone oggi a tutti i responsabili di restare al proprio posto per la durata dell'emergenza. Ma poi bisognerà trovare, dentro lo stesso quadro politico di centro sinistra, il coraggio per avviare un percorso di innovazione e partecipazione. Si tratta di riannodare la trama, oggi lacerata, dei rapporti dentro la società, fosse anche attraverso una verifica elettorale anticipata. Non per ritrarsi, né per restare a guardare sgomenti un crollo che di fatto è già avvenuto, ma piuttosto per rimboccarci le maniche e cominciare a ricostruire subito, provando così ad evitare di consegnare completamente all'anti-politica e alle destre l'intera regione.
Giosué Bove (segretario della federazione provinciale di Caserta di Rifondazione Comunista)
domenica 6 gennaio 2008
La questione ambientale, i Verdi e la Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno
La questione ambientale, che è e rimane la questione centrale dell’agire politico dei Verdi, non può essere ricondotta a singoli e specifici fatti, ma ha bisogno di avere un respiro più ampio e deve affrancarsi da sterili irrigidimenti e dannosi quanto inutili “integralismi”. A volte ci accusano di essere il partito del “NO”, altre dicono che siamo “eccessivamente morbidi”. In realtà i Verdi italiani hanno fatto da tempo la scelta di essere forza di governo e assumere l’onere e la responsabilità che ne deriva ai vari livelli.
Questa è e rimane anche la prospettiva della Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno”, senza naturalmente avere paura di andare all’opposizione quando è necessario o inevitabile.
In Provincia di Caserta siamo esattamente nelle stesse condizioni e difficoltà che viviamo a livello nazionale. Sull’attuazione del programma provinciale, nonostante il giudizio complessivamente positivo, siamo e restiamo molto critici su alcuni aspetti del programma non attuato, tant’è che, prima da soli, poi inseme a Pdci, Sinistra Democratica e PRC (prima ancora che si facesse la Federazione a livello nazionale), abbiamo presentato un documento puntuale a De Franciscis e agli altri partiti de l’Unione, chiedendo una verifica politica approfondita e un’accelerazione nella definizione di alcuni problemi, ambientali e sociali, che attanagliano Terra di Lavoro.
Ma qual è la “questione ambientale” in provincia di Caserta?
E’ affrontare con decisione l’inquinamento di quell’area a sud di Caserta che presenta il maggior numero di patologie connesse all’ambiente che sono state individuate dalla l. 426/98 che deve essere bonificata (bene e senza creare problemi alla cittadinanza), a partire da Lo Uttaro e dal Foro Boario di Maddaloni. E’ affrontare i problemi legati alla brucellosi e al comparto bufalino con una scelta forte di realizzare un “distretto agroalimentare di qualità” ai sensi dell’art. 13 della legge di orientamento in agricoltura. E’ combattere le ecomafie che hanno avvelenato per anni i nostri terreni. E’ attuare la raccolta differenziata e fare un piano provinciale che risolva definitivamente il problema dei rifiuti. E’ lavorare ad un nuovo modello di sviluppo che si rifaccia ai principi di sostenibilità ambientale ed equità sociale, sul piano nazionale oltre che su quello locale. E’ fare un PTCP che risolva la contraddizione della spinta edificatoria determinata dalla domanda “napoletana” di alloggi e preservi il paesaggio agricolo e naturalistico. E’ ampliare la scelta dei parchi come possibilità concreta di sperimentazione dello sviluppo sostenibile. E’ preservare l’identità dei luoghi, attraverso il rilancio dei prodotti tipici e tradizionali. E’ fare scelte strategiche di qualità nella prossima programmazione dei fondi comunitari, con l’Agenda 2007/2013. E’ rendere balenabile il mare del litorale dominio e farlo diventare, anche attraverso un processo di trasformazione urbanistica radicale, un luogo di eccellenza di Terra di Lavoro e soprattutto “bandiera blu”. E’ lavorare ad una mobilità sostenibile che renda vivibili Caserta e i centri abitati delle città più importanti della provincia. E’ investire sul recupero e la bellezza dei centri storici. E’ imprimere un’ulteriore accelerazione alle scelte su istruzione, cultura e inclusione sociale. E’ scegliere un processo di reidustrializzazione più compatibile con l’ambiente, puntando sull’imprenditoria locale. E’ coprire di pannelli fotovoltaici i capannoni nelle nostre aree industriali, risolvendo il fabbisogno energetico e le diseconomie di scala che è il vero problema della mancanza di sviluppo industriale nel Sud, anticipando quella che Jeremy Rifkin definisce la “terza rivoluzione industriale”.
E’ su questi temi che si misurerà la capacità dei Verdi e della Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno” di incidere nella politica provinciale “costringendo” il centro sinistra, in particolare il PD, a confrontarsi sui problemi concreti e non su formule e fumisticherie che acuiscono le divisioni tra politica e cittadini.
Caserta, lì 13.12.2007
Enzo Falco
Questa è e rimane anche la prospettiva della Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno”, senza naturalmente avere paura di andare all’opposizione quando è necessario o inevitabile.
In Provincia di Caserta siamo esattamente nelle stesse condizioni e difficoltà che viviamo a livello nazionale. Sull’attuazione del programma provinciale, nonostante il giudizio complessivamente positivo, siamo e restiamo molto critici su alcuni aspetti del programma non attuato, tant’è che, prima da soli, poi inseme a Pdci, Sinistra Democratica e PRC (prima ancora che si facesse la Federazione a livello nazionale), abbiamo presentato un documento puntuale a De Franciscis e agli altri partiti de l’Unione, chiedendo una verifica politica approfondita e un’accelerazione nella definizione di alcuni problemi, ambientali e sociali, che attanagliano Terra di Lavoro.
Ma qual è la “questione ambientale” in provincia di Caserta?
E’ affrontare con decisione l’inquinamento di quell’area a sud di Caserta che presenta il maggior numero di patologie connesse all’ambiente che sono state individuate dalla l. 426/98 che deve essere bonificata (bene e senza creare problemi alla cittadinanza), a partire da Lo Uttaro e dal Foro Boario di Maddaloni. E’ affrontare i problemi legati alla brucellosi e al comparto bufalino con una scelta forte di realizzare un “distretto agroalimentare di qualità” ai sensi dell’art. 13 della legge di orientamento in agricoltura. E’ combattere le ecomafie che hanno avvelenato per anni i nostri terreni. E’ attuare la raccolta differenziata e fare un piano provinciale che risolva definitivamente il problema dei rifiuti. E’ lavorare ad un nuovo modello di sviluppo che si rifaccia ai principi di sostenibilità ambientale ed equità sociale, sul piano nazionale oltre che su quello locale. E’ fare un PTCP che risolva la contraddizione della spinta edificatoria determinata dalla domanda “napoletana” di alloggi e preservi il paesaggio agricolo e naturalistico. E’ ampliare la scelta dei parchi come possibilità concreta di sperimentazione dello sviluppo sostenibile. E’ preservare l’identità dei luoghi, attraverso il rilancio dei prodotti tipici e tradizionali. E’ fare scelte strategiche di qualità nella prossima programmazione dei fondi comunitari, con l’Agenda 2007/2013. E’ rendere balenabile il mare del litorale dominio e farlo diventare, anche attraverso un processo di trasformazione urbanistica radicale, un luogo di eccellenza di Terra di Lavoro e soprattutto “bandiera blu”. E’ lavorare ad una mobilità sostenibile che renda vivibili Caserta e i centri abitati delle città più importanti della provincia. E’ investire sul recupero e la bellezza dei centri storici. E’ imprimere un’ulteriore accelerazione alle scelte su istruzione, cultura e inclusione sociale. E’ scegliere un processo di reidustrializzazione più compatibile con l’ambiente, puntando sull’imprenditoria locale. E’ coprire di pannelli fotovoltaici i capannoni nelle nostre aree industriali, risolvendo il fabbisogno energetico e le diseconomie di scala che è il vero problema della mancanza di sviluppo industriale nel Sud, anticipando quella che Jeremy Rifkin definisce la “terza rivoluzione industriale”.
E’ su questi temi che si misurerà la capacità dei Verdi e della Federazione de “La Sinistra, l’Arcobaleno” di incidere nella politica provinciale “costringendo” il centro sinistra, in particolare il PD, a confrontarsi sui problemi concreti e non su formule e fumisticherie che acuiscono le divisioni tra politica e cittadini.
Caserta, lì 13.12.2007
Enzo Falco
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